Dopo la "mezza passeggiata" di ieri, nella quale gran parte del gruppo ha cercato di recuperare energie, il Giro torna in Piemonte con una tappa impegnativa, per dirla piano, se riferita soprattutto al finale con arrivo in salita all’Alpe di Mera, in Valsesia, nome nuovo per la speciale geografia della corsa rosa.
Abbiategrasso, popolosa cittadina nella pianura sud-ovest di Milano, nella valle del Ticino, si propone per la terza quale partenza di tappa. La prima, programmata, nel 2018, con grande affluenza di spettatori, la seconda, nell’autunnale edizione del 2020, partenza di fortuna e per fortuna “inventata” con successo all’impronta, dopo i noti fatti di Morbegno, che era la partenza prevista, con le confuse richieste di alcune squadre e vari corridori che chiedevano, nell’imminenza della partenza, la neutralizzazione di parte della lunga frazione di km. 253. La richiesta fu motivata con le avverse condizioni atmosferiche (pioggia sì ma con la temperatura a 12°). L’ingarbugliatissima situazione si è poi rimediata logisticamente con lo spostamento del via della corsa ad Abbiategrasso e correre per km. 125 fino al traguardo di Asti, invece dei km. 253 previsti in origine.
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La cittadina è attraversata dal Naviglio Grande e dal Naviglio di Bereguardo e ha il territorio più esteso della provincia, dopo Milano. I Visconti e gli Sforza fecero costruire, in epoca medievale, torri e mura di difesa di due strategici passaggi sul Ticino e la arricchirono di edifici. La basilica di Santa Maria Nuova del 1338 è ritenuta l’ultima opera del grande architetto e pittore del Rinascimento Donato Bramante. Altri edifici religiosi sono la barocca Chiesa di San Bernardino dell’architetto milanese Francesco Maria Richini e il convento dell’Annunciata. Il Castello Visconteo, a pianta quadrangolare con torri e fossato è ora sede del comune. Nei dintorni sorge a Morimondo l’omonima abbazia cistercense, gotica.
E’ il luogo di nascita di Marco Villa, il plurimedagliato C.T. azzurro della pista, professionista di lunga carriera, dello stilista Franco Moschino (1950-1994) e di Enrico dell’Acqua, imprenditore tessile. Sono di Abbiategrasso Guerrino Tosello e Giovanni Mantovani, ottimo sprinter che, per vari è stato il responsabile della carovana pubblicitaria e poi del settore arrivo del Giro. E’ da ricordare poi Mario “Mariett” Cislaghi, orgogliosamente abbiatense, per decenni assiduo collaboratore di RCS Sport e festeggiato alla partenza del 2018, scomparso l’anno seguente.
L’itinerario prevede il passaggio da Robecco sul Naviglio, con varie e belle ville lungo il Naviglio. Sono i luoghi di Andrea Noè (Magenta 1969), che abita a Robecco sul Naviglio, valido corridore con lunghissima carriera fra i professionisti (1993-2011) e successi distintivi, il popolare, bonario, “Brontolo”, così definito dai suoi colleghi di gruppo.
Si passa per Ponte Vecchio e Ponte Nuovo, località di Magenta, luoghi della battaglia del 4 giugno 1859, quando gli austriaci furono sconfitti dall’esercito piemontese, unitamente a quello francese con gli zuavi, e furono pertanto costretti ad abbandonare Milano. Un’interpretazione vuole che il colore “magenta” – tonalità accesa di rosso-cremisi -, termine usato nei colori di stampa, sia derivato dal colore e della foggia dei particolari pantaloni degli zuavi francesi.
Varcato il Ticino dopo Boffalora (località cara a tuttobiciweb perché luogo natale del nostro mitico genio tecnico Emanuele Santagostino), si entra in Piemonte, provincia di Novara, con il capoluogo anticipato da Trecate, popoloso e industre comune, con caratteristico centro, alle porte del capoluogo, dove è nato Domenico Fioravanti (1977), primo italiano a vincere medaglie nel nuoto in corsia, addirittura due medaglie d’oro nei 100 e 200 rana, alle Olimpiadi di Sidney 2000, con altre a varie affermazioni di prestigio.
In questo Giro d’Italia Novara è già stata protagonista nella fase d’avvio con l’arrivo della 2^ tappa. Si prosegue per Caltignaga, con il suo Castello, poi Momo, sul torrente Agogna, in verdi territori, quindi Baraggione, nel comune di Cressa, prima di raggiungere Borgomanero. E’ la seconda città per popolazione della provincia, dopo Novara, in posizione pre- collinare, a poca distanza dal lago d’Orta e quello Maggiore, convergenza di varie e importanti direttrici. E’ luogo industriale, commerciale e di servizi che rivela nel nucleo abitato del centro la sua origine medievale. Notevole è la chiesa di San Bartolomeo Apostolo con affreschi del Morazzone.
E’ nato qui Pasquale Fornara (1925-1990), ottimo professionista, primatista del Giro della Svizzera che vinse per quattro volte, Alessandro Covi (1998), giovane professionista varesino nato qui per esigenze... ospedaliere, Achille Marazza (1894-Verbania 1967), politico del Partito Popolare e benefattore della città, Ettore Mo (1932), giornalista di prima linea.
Nel Giro d’Italia 1997 la tappa Verrès-Borgomanero fu vinta dal toscano Alessandro Baronti. E’ da ricordare qui Domenico Piemontesi (Boca 1903-Borgomanero 1987), professionista dal 1922 al 1938, vincitore di 11 tappe al Giro e varie classiche, soprannominato il Leone di Boca e famoso per il suo motto: “o la va o la spacca”, poi direttore sportivo.
Segue Gozzano, comune con importante produzione industriale, a livello internazionale, nel settore idro-termo-sanitario e vari edifici d’interesse, poi Orta San Giulio, che dà il nome all’omonimo lago, conosciuto anche come Cusio. E’ inserita nel circuito dei borghi più belli d’Italia e offre un magnifico colpo d’occhio con la sua isola di San Giulio. Il centro di Orta, completamente pedonalizzato, è connotato da strette vie che convergono sul “salotto”, a bordo lago, di Piazza Motta contornata da ben proporzionati e piacevoli edifici d’epoca. La parrocchiale di Santa Maria Assunta si raggiunge percorrendo una strada in salita, pavimentata con sassi, e antiche, tipiche case e palazzi storici.
Il Sacro Monte di Orta è inserito nel gruppo dei nove Sacri Monti alpini in Piemonte e Lombardia che, dal 2003, fanno parte dei patrimoni dell’Umanità UNESCO. E’ formato da 21 cappelle, dall’antico Ospizio di S. Francesco, una porta monumentale e una fontana.
L’isola di San Giulio, distante m. 400 dalla riva, ospita la basilica di San Giulio d’origine antichissima, importante monumento romanico e il convento delle monache benedettine di clausura.
Leonardo Benevolo (1923-Cellatica 2017), architetto, urbanista e storico dell’architettura è nato qui, così come Paola Saini, nuotatrice azzurra di valore sulle distanze brevi, figlia del segretario generale del CONI Mario Saini, che abbandonò l’attività agonistica dopo la tragedia aerea di Brema del 1966 che costò la vita a 46 persone fra i quali 7 giovani ma già affermati nuotatori azzurri (4 uomini e 3 donne, al tecnico federale e al telecronista Rai. Orta San Giulio è stata il set di vari film. Qui il compianto toscano Fabrizio Fabbri vinse nel 1975 la tappa Arenzano-Orta di quel Giro.
La strada inizia a salire passando per Armeno, centro noto perché, da secoli, varie generazioni del paese hanno svolto – migrando – lavori legati all’attività alberghiera nel mondo. Un museo raccoglie diverse testimonianze in materia. Qui nel disegno riginario della tappa avrbbe dovuto iniziare l'impegnativa dell’ascesa al Mottarone, GPM di 1^ cat:, quota m. 1341. La tragedia della funivia Stresa-Mottarone, con la cabina caduta che ha causato domenica scorsa la scomparsa di 14 persone e il ferimento di un bambino, ha consigliato agli organizzatori di evitare il passaggio, anche dopo la richiesta ufficiale promossa dal Monistro delle Infrastrutture Giovanini e dalal Regione Piemonte.
Da Arfmeno la corsa proseguirà quindi a mezza costa per raggiungere il GPM di 4a categoria di Alpe Agogna e tornerà al percorso inizialmente previsto arrivando a Gignese, località nota anche per il Museo dell’Ombrello e del Parasole, fondato ne 1939, che illustra la tradizione degli ombrellai locali e per il Giardino Botanico Alpinia con ricchissima flora montana. Notevole è la parrocchiale di San Maurizio. Era il buen retiro di Carlo Proserpio, speaker di ciclismo, pugilato e altri sport per molti anni, con timbro di voce tonitruante, stentorea. Si passa la sua frazione di Vezzo per terminare la discesa a Stresa. La cittadina, sul golfo Borromeo del Lago Maggiore, di fronte alle omonime isole (Madre, Bella, Pescatori), ricca di splendidi giardini ed eleganti edifici, ville, alberghi già dalla fine del 1700, immagine d’eleganza definita, raffinata e rafforzata negli anni “liberty” del primo 1900, sempre mantenuta, di riposante eleganza e ricercatissima meta del turismo internazionale. E’ sede di molteplici eventi culturali e artistici con congressi e convegni di levatura internazionale. E’ sede del Centro Studi Rosminiano del beato Antonio Rosmini (Rovereto 1797-Stresa 1855).
Segue Baveno, con il suo bel lungolago e notevoli ville, come la sua frazione di Feriolo e, lasciando il lago Maggiore, si raggiunge Gravellona Toce, importante snodo stradale e commerciale, all’inizio del territorio dell’Ossola, partenza della 19^ tappa del Giro 2015 con arrivo a Cervinia, e giungere a Omegna, primo traguardo volante, all’estremità settentrionale del Lago d’Orta, coronata da monti, con il centro che rimanda alla sua origine di borgo medievale fortificato. Notevole è la collegiata di S. Ambrogio, tardoromanica. E’ attivissimo centro d’attività commerciali e industriali, è qui che sono nate le famose caffettiere moka della Bialetti con l’“omino dei baffi”, poi diffuse in tutto il mondo, alla metà degli anni 1950. Era zona di buona tradizione ciclistica. E’ nato qui Gianni Rodari (1920-Roma 1980), scrittore, poeta, pedagogo e letterato autore di opere per bambini e ragazzi.
Si raggiunge poi Cesara, dove inizia la salita su strada panoramica per il Passo della Colma, passando per Arola, a m. 928, GPM 3^ cat., che immette poi in provincia di Vercelli. Si è in Valsesia con la discesa che termina a Varallo.
E’ il centro di riferimento della valle, un comune di settemila abitanti circa, il secondo più esteso dopo Vercelli, che contempera attività industriali e turistiche. Qui sorge, in posizione elevata, il Sacro Monte di Varallo, uno dei maggiori luoghi di culto cattolico del Piemonte, meta di costante flusso del turismo religioso e non solo, conosciuto anche come Nuova Gerusalemme. E’ il più antico dei Sacri Monti, eretto a partire dal 1491, e il bel complesso monumentale è inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità unitamente ad altri sei analoghi siti piemontesi.
Di buon rilievo sono pure la collegiata di San Gaudenzio, su una rupe a picco con elegante loggiato e la cinquecentesca chiesa della Madonna delle Grazie con affreschi di Gaudenzio Ferrari, nel 1513, con il ciclo Vita e Passione di Cristo con la nota Cocifissione, temi che l’autore ha riproposto poi al Sacro Monte di Varallo qualche anno dopo. Varallo ha dato i natali a diversi pittori, architetti e incisori.
Per l’aspetto culinario specifico valsesiano si propone la “miaccia”, farina bianca, uova e latte, cotta con uno speciale utensile, sul fuoco, con lunghi manici e due piastre contrapposte nella parte terminale. Si può consumare al naturale oppure variamente condita con pastelle varie oppure con formaggi e salumi. E’ un piatto tipico della tradizione “walser” – significa “valligiano”-, la popolazione d’origine germanica che abita regioni alpine in Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria e Francia che mantiene viva la loro lingua e le loro tradizioni. E’ tipica anche la “paniccia del carnevale valsesiano”, una gustosa variante dell’originale minestra di riso e verdure delle zone piemontesi dove si coltiva il riso. Formaggi locali prodotti negli alpeggi, selvaggina, polenta, funghi, castagne, noci, mele completano il quadro gastronomico. Di rilievo e pregio naturalistico è il parco naturale dell’Alta Valsesia collegato a quello della Val Strona, il parco protetto più alto d’Europa dove, in alcune località, sorgono sedi dell’Ecomuseo della Valsesia. Un vasto fenomeno geologico, fra la Valsesia è la Valsessera, è quello del “supervulcano fossile”, fenomeno studiato e prospettato all’interesse degli appassionati in tema dal “Sesia Val Grande Geopark”.
Nella valle è ricordata, in varie evenienze e luoghi, la figura di Dolcino da Novara o fra Dolcino (Prato Sesia 1250 circa-Vercelli 1307), controverso predicatore, fondatore del movimento dei “dolciniani”, accusato di eresia dall’inquisizione, messo al rogo nel 1307, che ha vissuto a lungo nella zona, fra realtà e leggenda.
Si passa poi, in falsopiano che tende a salire, a Balmucccia, piccolo comune, poi Scopetta, dove è fissato il secondo traguardo volante, frazione di Scopa, poi seguita da Scopello, il comune dell’arrivo all’Alpe di Mera, il suo polo sciistico.
Scopello è località situata nella parte nord-occidentale della provincia di Vercelli, nella Valsesia settentrionale, a quota m. 660 per l’abitato principale, sul fiume Sesia, mentre altre località del suo territorio sono situate a quote assai più elevate sulle montagne che lo contornano. Nel passato il nome di Scopello è stato associato a quello di una nota fonderia della zona fornitrice in materia, per varie necessità, dei Savoia, alla metà del 1700.
Nel periodo della denominazione francese il fiume Sesia, a Scopello, delimitava il confine fra l’Impero francese e il territorio italiano. Fra le varie chiese è in evidenza la parrocchiale dell’Assunta con importante organo.
La nuova struttura del Palazzetto Comunale intitolata al campione di sci alpino Bruno Confortola, qui nato nel 1963, poi medico, colpito da una valanga a Bormio nel 1991 che ne ha causata la morte, a soli 38 anni, è struttura polifunzionale per molteplici usi sportivi e ricreativi.
La Busto Arsizio-Scopello è una “classica”, se così si può definire, diciamo “classica nel suo genere” di una pedalata ciclo amatoriale che unisce le due località da 24 anni e pedalata pure da molti ex professionisti di nome, con finalità benefiche ma rivalità, amichevolmente accanite, quando sono sulla sella.
È zona soprattutto di rafting, canyoning , ossia il “torrentismo”, discesa a piedi, senza canoa o gommone, di torrenti in ripida pendenza fra strette gole, oltre a mountain bike, escursioni, sia a piedi, sia a cavallo.
Dopo l’abitato inizia la salita che conduce all’Alpe di Mera, con dati e numeri di tutto rispetto: lunghezza km. 10, pendenza media del 10% con punte attorno al 12% nella seconda parte, GPM di 1^ categoria e arrivo in salita sono i numeri – importanti e indicativi - di questa inedita salita per la corsa rosa.
Qui si trovano gli impianti sciistici, in zona naturale, dove sorge solo qualche malga, in ambiente montano incontaminato, di specifica peculiarità paesaggistica.
E il Giro d’Italia sarà l’occasione per proporre le peculiari (togliere)i specificità di questa zona, ampliando e amplificando, a 360°, a livello internazionale, le proprie valenze già apprezzate in larga misura di quello definito come “turismo di prossimità”.