Julian Alaphilippe sa che non sarà facile, ma proverà a diventare il primo campione del mondo a conquistare la Strade Bianche. Ne parla con tranquillità nella conferenza stampa virtuale che tiene nel tardo pomeriggio: usa toni pacati ma perentori. E dalle sue parole emerge una grande motivazione per un appuntamento che gli sta molto a cuore.
«È il primo grande obiettivo della stagione, anche se il calendario non ha potuto essere quello che avevamo programmato, non c'è stata la trasfeta in Sudamerica e ho corso meno del previsto».
La Strade Bianche lei l’ha già vinta nel 2019.
«È vero e ne ho un ricordo straordinario. Arrivare in una Piazza del Campo piena di gente è stato davvero emozionante e mi spiace pensare che quest anno non potrà essere cosi per chi vincerà. Amo questa corsa, sono felice di averla scoperta e di averla vinta. È come un monumento, spettacolare, unica».
Chi sono i favoriti per sabato?
«Su tutti Van der Poel e Van Aert i, ma non sono gli unici, ci sono grandi nomi al via che possono essere protagonisti in questa edizione della Strade Bianche. Io personalmente ho una grande motivazione e sono pronto ad affrontare una grande corsa».
In quali condizioni ci arriva?
«La mia condizione è molto buona, non ho ancora vinto ma non ho neanche corso molto. Sono molto motivato e voglio cercare di vincere il primo possibile. Certo, non penso di essere nella stessa condizione del 2019 quando ho vinto Strade Bianche, due tappe della Tirreno-Adriatico e la Sanremo: allora ero al 100%, ora non è così ma ho buone sensazioni e tante corse che mi piacciono da qui alla Liegi».
Pensa di poter mantenere la forma fino al 25 aprile?
«Non sarà facile, ma io penso che sia possibile arrivare fino alla Doyenne in ottima condizione. L’importante è gestirsi bene, recuperare bene dopo ogni corsa e lavorare con serietà. Sì, penso che si possa fare».
Lei indossa la maglia iridata: cosa vuol dire onorare questo simbolo?
«Per me significa restare fedele al mio modo di correre, attaccare, mostrare la maglia, continuare a correre nello stesso modo che mi ha permesso di conquistarla».
Le pesa il fatto di essere super controllato?
«Non sono certo l’unico corridore controllato e sorvegliato, ma posso giocare questa carta a favore della squadra come abbiamo fatto alla Nieuwsblad: lì ho parlato con Ballerini durante la corsa, io ho provato da lontano perché non avevo una grande gamba e sono contento di aver avuto un ruolo importante nell’economia e nel successo colto dalla squadra”.
La sua Deceuninck Quick Step è famosa per il grande gioco di squadra che attua sempre: sarà così anche a Strade Bianche o quella è una corsa diversa?
«La squadra sarà molto importante sabato, anche se alla vigilia è difficile capire quale scenario prenderà la corsa».
Le previsioni meteo la preoccupano?
«Per me non è un problema, la Strade Bianche sarà dura comunque. L’ho vinta con il sole, se pioverà proverò a vincerla anche in questo modo».
Al Fiandre dello scorso ottobre lei si è rotto un polso: pensa che questo possa crearle problemi in una gara come la Strade Bianche?
«No, anche se ho ancora un po’ di dolore alla mano, ma non posso farci niente. Dall’inizio dell’anno corro con un doppio nastro al manubrio per cercare di renderlo un po’ più morbido, ma non posso fare di più. Ma questo non mi frena e non mi preoccupa e sono pronto per disputare sabato una grande gara».