È inutile: che ci sia il cielo grigio, come è probabile che accada il 7 febbraio, oppure che splenda il sole, in questa giornata un filo di malinconia ci accomapgna sempre e lo farà anche negli anni a venire. Perché è la giornata del ricordo di Franco Ballerini, la giornata in cui la sua vita è finita improvvisamtente contro un muro di Case al Vento, frazione dal nome poetico di Serravalle Pistoiese, durante il Rally Ronde di Larciano, dove faceva da navigatore al pilota Alessandro Ciardi.
Ogni anno il pensiero porta a galla ricordi diversi di Franco: a volte emergono quelli del corridore generoso, a volte le immagini della sua faccia sporca di fanco dopo una Roubaix vinta o persa che fosse, a volte il sorriso che elargiva nel rispondere a tutti, oppure il suo sguardo corrucciato in ammiraglia nelle fasi critiche di una corsa della Nazionale.
Ogni volta un ricordo diverso, un episodio personale che magari spunta a sorpresa, inaspettato. E di ricordi suoi ne abbiamo tanti perché Franco - come ha scritto sua moglia Sabrina sul sito dedicato al Ballero - “era un uomo che amava la vita e voleva viverla intensamente“. E forse è proprio per questo che, undici anni dopo quel 7 febbraio, continuiamo a provare un velo di malinconia.