Da una settimana Oscar Gatto è un ex corridore: mercoledì scorso l'ultima gara, la Driedaagse Brugge-Le Panne. Una carriera iniziata nel 2007 con la Gerolsteiner e proseguita poi on Isd, Farnese Vini-Neri-Sottoli, Vini Fantini, Cannondale, Androni Sidermec, Tinkoff e Astana prima di difendere, nelle ultime due stagioni, i colori della Bora-Hansgrohe al fianco di Peter Sagan. Quindici successi tra cui spiccano la tappa di Tropea del Giro d'Italia 2011, una tappa del Giro di Sardegna 2009 davanti all'allora campione del mondo Alessandro Ballan e la Dwars door Vlaanderen nel 2013.
«Non è stata una decisione avventata. Già da un po’ di tempo pensavo fosse arrivato il momento giusto per appendere la bici al chiodo. Nell’ultimo periodo mi sono mancati gli stimoli e non mi sono più sentito competitivo come avrei voluto. Nel ciclismo di adesso si va davvero fortissimo ed io sentivo di non essere più nella condizione per fare gli sforzi che questo sport richiede - spiega Oscar a tuttobiciweb -. Mercoledì scorso ho corsa la mia ultima gara e ammetto che è stata molto particolare. È stata l’ultima volta di una serie di cose che per tanti anni hanno fatto parte della mia routine: l’ultimo meeting con la squadra, l’ultimo massaggio, l’ultima volta che ho attaccato il numero sulla maglietta, ad esempio. È vero che le prime volte non si scordano mai, ma neanche le ultime, ti lasciano dentro qualcosa di speciale, un’emozione ed una consapevolezza diversa, che porterai per sempre con te».
Al telefono è un Oscar è sereno e felice di questa sua scelta, maturata nel corso del tempo. Una decisione frutto di grande maturità e consapevolezza: «Sono tranquillo e sto vivendo serenamente questo periodo. Avrei potuto andare avanti a correre ancora qualche anno, le possibilità c’erano ma sentivo che non avevo più il giusto feeling con la bicicletta. È uno sport che mi ha insegnato tanto e a cui devo tutto: mi ha insegnato a saper soffrire, che niente ti viene regalato e che devi lottare tu per il raggiungimento di un obiettivo, stringendo i denti tutte le volte che serve. Ho capito cosa siano fatica e sacrificio, perché anche nei giorni in cui stai veramente bene in bici, la fatica la senti ugualmente».
Un bagaglio d’esperienza lo porterà con sè per sempre, anche nelle nuove sfide che la vita gli presenterà: «Per ora non ho intenzione di rimanere nel ciclismo, al massimo qualche pedalata ma niente di più. Peter (Sagan ndr) abita a pochi chilometri da casa mia, quindi ogni tanto un giretto con lui lo farò. Andrò magari anche a vedere qualche corsa, ma niente di più. Ho iniziato questa bella avventura da G1 e quindi sono trent’anni che sono in questo ambiente, sinceramente ho voglia di cambiare aria e di cercare nuove sfide, scoprire un mondo nuovo e così reinventarmi. Per ora ho un po’ di idee in testa, ma niente di concreto. Sicuramente vi terrò aggiornati. Per tutti questi anni ci sarebbero un sacco di persone da ringraziare, ma ne scelgo una su tutte: mio papà, Stefano. Con lui ho sempre avuto e ho tutt’ora un rapporto fantastico. È sempre stato il mio grande punto di riferimento, dalle prime corse sino alla scelta di salutare il ciclismo».
In bocca al lupo per la tua nuova vita, Oscar.