E’ una tappa dura assai quella odierna che nel menu propone oltre cinquemila metri di salita con un tracciato che va dal Veneto al Trentino-Alto Adige: si va da Bassano del Grappa a Madonna di Campiglio per 203 chilometri.
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E’ Bassano del Grappa, piacevole città in provincia di Vicenza, polo di riferimento di un ampio comprensorio, densamente popolato, fra le province di Vicenza, Padova e Treviso, ai piedi delle Prealpi Venete e conta circa quarantaquattromila abitanti. E’ depositaria di una storia importante che ha vissuto momenti drammatici con la prima guerra mondiale trovandosi in piena zona del conflitto. Il ponte sul Brenta, detto Ponte Vecchio oppure Ponte degli Alpini con i quali la città ha particolare amicizia e familiarità, come testimonia la canzone popolare, un classico degli Alpini, “Sul ponte di Bassano”. Il Ponte è un’immagine simbolo di Bassano del Grappa e la sua storia riporta di varie distruzioni e ricostruzioni, l’attuale, in legno, rifatto nel 1947, propone l’originale disegno del Palladio. Bassano del Grappa è zona di dinamica attività variamente ripartita nell’industria, nel commercio, nell’agricoltura e nei servizi. Villa Angarano Bianchi, costruita con il contributo del Palladio, Villa Rezzonico-Borella, Villa Ca’ Erizzo, sul Brenta, che ha ospitato durante il primo conflitto mondiale John Dos Passos ed Ernest Hemingway, sono quelli che si propongono in evidenza con altre architetture religiose e militari. Piazza Libertà, con i suoi caratteristici palazzi e Piazza Garibaldi, con la Torre Civica, connotano il centro cittadino. Prodotti tipici sono l’asparago bianco di Bassano DOP, la ceramica lavorata a mano e la famosissima grappa, tipico distillato italiano che trae il nome dal monte che sovrasta la città, il Monte Grappa e un museo dedicato alla grappa ed è collocato in caratteristica ambientazione presso lo storico Ponte Vecchio.
Lo storico Veloce Club Bassano 1892 (è l’anno di nascita) e lo Stadio-Velodromo Rino Mercante che nel 1985 ha ospitato i Mondiali, sono importanti riferimenti del ciclismo bassanese che conta anche molti corridori di varie epoche.
Qui il Giro d’Italia ricorda gli arrivi del 1933 con vittoria di Ettore Meini, 1934 Giuseppe Olmo, 1946 Fausto Coppi, 1949 Giovanni Corrieri, 1970 Walter Godefroot, 1974 Eddy Merckx e nel 1992 Endrio Leoni. Nel 2014 c’è stata la partenza della cronometro con arrivo in salita a Cima Grappa e vittoria di Nairo Quintana, già in maglia rosa.
L’itinerario prevede il passaggio da Marostica, bella e caratteristica cittadina nota a livello internazionale per la famosa “partita a scacchi” che si svolge, solo negli anni pari, nel secondo fine settimana di settembre. Presenta nel suo panorama due castelli collegati; quello Inferiore sulla piazza degli Scacchi con scacchiera in selciato e quello Superiore che sono collegati da una cinta muraria merlata. Fra le architetture spiccano la chiesa di Maria Assunta con la facciata brocca, quella di S. Antonio Abate e il palazzo del Doglione e altre armoniose costruzioni. Famosa è la produzione di ciliegie di Marostica, IGP con polpa consistente e colore intenso.
Sono legati a Marostica Prospero Alpini (1553-Padova 1617), medico, botanico e scienziato, Virgilio Maroso (1925-Superga 1949) calciatore del grande Torino, Giuliana Chenal Minuzzo (1931), prima sciatrice italiana a vincere un oro alle Olimpiadi, a Oslo nel 152 in discesa libera, Giovanni Battaglin (1951), vincitore di Giro e Vuelta e poi costruttore di bici, Tatiana Guderzo (1984), iridata a Mendrisio 2009 e bronzo alle Olimpiadi di Pechino.
Nella collinare località di San Floriano, dal 2006, sorge la chiesetta della Madonna del Ciclista con la Madonna della Rosina, voluta dall’appassionato e conosciuto Gaetano Lunardon, luogo frequentato da molti cicloturisti e tradizionale passaggio di molte gare importanti.
Il Giro d’Italia ha fatto tappa a Marostica nel 1994 con volata vinta dall’uzbeco Diamolidin Abdoujaparov, nel 1996 – tappa a cronometro – Evgeni Berzin, e Alessandro Petacchi nel 2003 mentre nel 2015 c’è stata la partenza della Marostica-Madonna di Campiglio.
Si continua per Breganze, attivo centro, nota anche per il vino bianco passito “Torcolato” e dove è nato (1940) Lucillo Lievore, corridore professionista e popolare gregario, quindi Zanè, comune sede dell’azienda Faizanè che da qualche anno affianca squadre ciclistiche italiane. Si prosegue per l’Alto Vicentino, passando per l’industre centro di Piovene Rocchette, poi, con la strada che sale dolcemente, Velo d’Astico, in ampia conca e con belle ville fra cui Villa Fogazzaro, detta “La Montanina”, appartenuta allo scrittore vicentino, quindi Arsiero, con l’imponente parrocchiale di San Michele Arcangelo. Da qui la salita diventa sensibile e impegnativa con pendenze importanti, passando da Tonezza del Cimone, in paesaggio oramai pienamente alpino con ampie vedute, si supera anche il bivio per Folgaria e giungere al GPM di 1^ cat., a m. 1782, dell’inedita per il Giro, Forcella Valbona che segna anche il passaggio in provincia di Trento in scenografico panorama alpino.
Si scende verso Malga Zonta, un piccolo “risciacquo” in salita per superare Passo Coe, località ciclisticamente legata al Giro d’Italia 2002 quando qui terminò la lunga tappa, percorrendo l’ascesa finale dalla parte trentina, partente da Corvara in Badia, vinta da Pavel Tonkov e dove Paolo Savoldelli indossò la maglia rosa, che conserverà fino alla fine, sottraendola a Cadel Evans, in grave crisi lungo l’ascesa finale. Si procede, ancora in discesa per Folgaria, capoluogo comunale e rinomata villeggiatura estiva e invernale dove, nel 1969, terminò la S. Pellegrino-Folgaria vinta da Italo Zilioli con 3” sul compianto Felice Gimondi, in maglia rosa. Segue la lunga discesa su Calliano, dove spicca la poderosa sagoma della struttura fortificata di Castel Beseno, ora sito museale, quindi, nella valle percorsa dall’Adige, sponda destra, Nomi, con l’artigianato di mobili e oggetti in legno e, dopo il rifornimento, Aldeno, con diversificata produzione agricola ed è la località di un veterano fotografo del ciclismo, Remo Mosna.
Da qui il tracciato riprende poi a salire passando da Cimone, comune con molte frazioni per raggiungere Garniga Terme, scalando il monte Bondone da un versante inedito per la corsa rosa. Sono circa km. 23 d’ascesa con pendenza media del 7,8% ma che nella seconda parte è oltre il 10%. Il GPM di 1^ cat. è posto a quota m. 1572, “montagna sacra” del ciclismo dopo la tappa da tregenda del 1956 vinta da Charly Gaul e alla quale hanno fatto seguito diverse altre, a varie quote. Sotto è visibile il panorama di Trento per la quale il monte Bondone è la montagna di casa. La discesa punta sulla valle dei Laghi passando per Lagolo, con il laghetto, quindi Lasino, con la chiesa di S. Pietro e infine scendere a Sarche per salire dolcemente a Ponte Arche, dove è posto un traguardo volante. E’ la frazione capoluogo del comune di Comano Terme, nota località termale e di villeggiatura. Qui terminarono tappe del Giro nel 1976 con vittoria di Luciano Conati mentre nel 2007 il successo fu per lo spagnolo Iban Mayo. Inizia qui, superando poi Cavrasto, frazione di Bleggio Superiore, la salita al GPM di Passo Durone, m. 1020, 3^ cat., con pendenze pedalabili e piacevole panorama.
La discesa conduce a Tione di Trento, il centro più importante delle Valli Giudicarie, con la bella chiesa di S. Maria Assunta e S. Giovanni Battista. Si prosegue per Villa Rendena, e quindi Caderzone Terme, dove è situato il secondo traguardo volante. E’ nel Parco Naturale Adamello-Brenta con sorgente d’acqua solforosa.
Si raggiunge Pinzolo, piacevole centro turistico e comune capoluogo di Madonna di Campiglio, dove inizia la salita finale verso l’arrivo passando per la frazione di Sant’Antonio Mavignola, che allarga il panorama sulle cime, località con crescente offerta turistica.
Continua la salita su strada ampia che raggiunge Madonna di Campiglio GPM di 1^ cat. e arrivo, a quota m. 1514. La famosa località “nasce”, quale centro di villeggiatura già nel 1872 per opera di Gian Battista Righi, imprenditore della Val Rendena, che acquistò l’area di un monastero abbandonato. Un monumento ricorda la sua opera in vari settori. A fine 1800 fu l’austriaco Franz Josef Oesterreicher a promuovere la località fra le Dolomiti di Brenta e le Alpi dell’Adamello e della Presanella fra l’aristocrazia asburgica. E da allora Madonna di Campiglio ha conosciuto un costante sviluppo accompagnato dalla ricchezza d’impianti e qualità specifica delle strutture ricettive. Presenta km. 160 di piste, 60 impianti di risalita, piste per snowboard, attrazioni e manifestazioni molteplici in uno scenario panoramico di grande bellezza. E’ uno dei maggiori centri sciistici – notissima è la classica competizione 3TRE - che propone comunque le sue attrattive peculiari anche nella stagione estiva.
Il ciclismo ricorda qui la vittoria solitaria di Marco Pantani in maglia rosa nel Giro d’Italia del 1999 con il doloroso epilogo della vicenda dei controlli l’indomani. Nel 2015, con l’arrivo al Patascoss, a quota m. 1715, dove parte la pista della 3TRE, il successo fu dello spagnolo Mikel Landa.
Negli anni 1980 Madonna di Campiglio fu un centro di sviluppo dell’allora nascente specialità della mountain bike.