Se chiedete a Marco Tizza cosa gli sia mancato di più in questi due mesi di lockdown, vi risponderà: «Il vento in faccia, senza ombra di dubbio». Lunedì i ciclisti, professionisti e non, sono tornati ad allenarsi nelle loro amate strade dopo quasi due mesi di rulli ed esercizi in palestra, per cercare di mantenere una buona forma fisica.
«L’ultimo giorno di quarantena, ovvero il 3 maggio, dovevo allenarmi sui rulli, ma ammetto di non averli fatti. Non ne potevo più, sono stati due mesi molto pesanti soprattutto a livello psicologico. Il tempo sui rulli sembra non passare mai e sei costretto a pedalare fissando un muro. Niente a che vedere con le magnifiche uscite in bici che il nostro sport può regalarci, soprattutto durante la bella stagione» racconta a tuttobiciweb il portacolori del Team Amore & Vita - Prodir.
Il 4 maggio è una data spartiacque, che segna un prima ed un dopo, finalmente, per tutti noi.
«L’ultima settimana di quarantena sembrava non finire più. Sai che il traguardo è vicino ma non l’hai ancora raggiunto. Non vedevo l’ora di tornare in bici e pedalare all’aria aperta. Il 4 maggio è stato un po’ come le prime volte, di quelle che non si dimenticano mai e regalano vere scariche di adrenalina. Ho fatto quattro ore in bici ma sono volate. Ero felicissimo, felice come i bambini che scartano i regali di Natale. Dopo questo periodo di stop forzato però, non avevo molto equilibrio, ci ho messo un po’ a ritrovare le giuste sensazioni. I due mesi di quarantena un lato positivo però ce l’hanno: siamo tornati a scoprire la bellezza e l’importanza delle semplici cose. Prima anche solo il vento in faccia lo davamo per scontato. Per noi corridori può essere un alleato o un nemico ma quando non lo senti, ti manca da morire. È sicuramente un grande compagno di viaggio».