Dominio colombiano sulle strade del Giro d'Italia Under 23 con Andres Camilo Ardila che ha vinto entrambi gli arrivi in salita ed è saldamente in testa alla classifica generale della corsa. Ma le fatiche sono tutt'altro che finite...
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Il titolo di questa 6^ tappa potrebbe sintetizzarsi in “Mortirolo Day” con il passo fra Valtellina e Valcamonica scalato – e disceso – da due versanti.
E sulla ribalta di giornata c’è sempre Aprica, sede di partenza e d’arrivo, provincia di Sondrio, noto centro di villeggiatura, sia estiva, sia invernale, nelle Alpi Orobie e dove l’omonimo passo è la più agevole comunicazione fra la Val Camonica e la Valtellina, ossia fra la provincia di Brescia e quella di Sondrio. L’abitato comunale è disposto sull’ampia sella piana, molto aperta e soleggiata, lunga circa tre chilometri. Dal 1927 è comune autonomo, in precedenza era una frazione di Teglio, ma il suo sviluppo data dalla metà del 1800 quando il governo austriaco del regno Lombardo-Veneto decise l costruzione della strada che collegava direttamente Edolo e la Val Camonica con Tresenda, in Valtellina, quella che ancora oggi è la strada statale 39 delll’Aprica.
Il fatto ha favorito, già alla fine del 1800, lo sviluppo dell’attività turistica che prima ha affiancato e poi ha largamente superato quella di genere agricolo e pastorale. E’ luogo con molte tradizioni e diverse specialità culinarie proprie del territorio valtellinese come i famosi e gustosi pizzoccheri, tagliatelle fatte con un impasto di farina di frumento e grano saraceno, condite con abbondante formaggio bitto, patate, coste, “sciatt”, frittelle tonde di grano saraceno con cuore di formaggio filante (il nome significa rospo nel dialetto locale per la loro forma), “taroz” primo piatto con patate, fagiolini o fagioli, formaggio casera, burro, cipolla, polenta taragna, bresaola – in varie versioni - e la “bisciola” sorta di panettone basso ripieno di frutta secca, burro, uova, miele e molto altro ancora fanno parte del menù valtellinese accompagnato dai famosi vini locali fra i quali il Sassella, l’Inferno, il Valgella e lo Sforzato, tutti rossi di pregio specifico.
Il comprensorio sciistico dell’Aprica può contare su oltre 50 km. di piste con elevata percentuale anche d’innevamento artificiale e su 17 impianti di risalita con consistente portata oraria. Quella del Palabione è l’area sciistica tradizionale affiancata da quella della Magnolta del Baradello e altri luoghi dove è possibile praticare tante e varie specialità, secondo propensione personale. Qui si sono svolte negli anni competizioni di Coppa del Mondo e altre rilevanti manifestazioni internazionali. L’offerta per una vacanza attiva, sportiva considera le possibilità offerte da impianti di tennis, golf, calcio, arrampicata e pesca sportiva, parapendio. Pure la mountain bike, così come il trekking, trovano qui condizioni ideali e diffuse così come varie competizioni amatoriali di ciclismo e diversi altri eventi, sia al maschile, sia al femminile. Il ciclismo è visto qui in zona, sempre con simpatia, quale efficace strumento di promozione del territorio e del turismo.
Il Giro d’Italia ha proposto qui il traguardo di numerose e storiche tappe. Inizia nel 1962 Vittorio Adorni, nel 1990 (anno dell’esordio del Mortirolo nella corsa rosa) il venezuelano Leonardo Sierra, 1991 Franco Chioccioli, 1994 Marco Pantani, 1996 Ivan Gotti, 1999 lo spagnolo Roberto Heras, 2006 Ivan Basso, 2010 Michele Scarponi e infine, nel 2015, lo spagnolo Mikel Landa.
Il tracciato di gara, dopo la partenza, scende verso la Val Camonica, in provincia di Brescia, per Corteno Golgi, centro dove nacque Camillo Golgi (1843-Pavia 1926), scienziato, medico, premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1906, primo italiano a ricevere il prestigioso riconoscimento, per i suoi studi sulla istologia del sistema nervoso.
Lungo la discesa della Val Corteno si supera Cortenedolo, frazione di Edolo, centro di riferimento della zona, nel fondovalle, importante snodo di comunicazioni e commerci. Nel 1997 si concluse qui una tappa del Giro d’Italia vinta dal russo Pavel Tonkov. La strada riprende immediatamente a salire passando per bivio di Monno e Monno, la “porta camuna” del Mortirolo con la bella parrocchiale di San Pietro. Il passo del Mortirolo, conosciuto anche come passo della Foppa, presenta su questo versante, il più lungo ma non il più duro (si fa per dire….) km. 17,200 in costante ascesa, sede stradale piuttosto stretta, poco frequentata e conosciuta fino al 1990, quando è balzato alla ribalta ciclistica nel Giro d’Italia di quell’anno, tappa n. 16, da Moena all’Aprica, vinta dal venezuelano Leonardo Sierra con Alberto Volpi a 52” e Boyer a 1’26”. Era il giro tutto in rosa vinto da Gianni Bugno. Altra salita al Mortirolo da Monno nel Giro 2017, nella Rovetta-Bormio, con doppia scalata poi allo Stelvio, vinta da Vincenzo Nibali su Mikel Landa e Nairo Quintana. L’ambiente circostante, salvo qualche baita o malga, è totalmente naturale, con pascoli e boschi.
Dopo lo scollinamento e il passaaggio nella provincia di Sondrio, veloce discesa, dapprima fra i prati cui segue subito il bosco, superando il bivio per Grosio, dove, quasi a fine discesa, si trova la sua frazione di Vernuga e quindi il comune capoluogo caratterizzato da motivi artistici, storici e archeologici di vario interesse. Il parco dele incisioni rupestri di Grosio, condiviso con la vicina Grosotto, ha al suo interno diversi spunti d’interesse. La Rupe Magna è la maggiore roccia alpina incisa dall’uomo. E’ lunga m. 84 e alta m. 35 con oltre 5000 incisioni collocate in sviluppo cronologico. Il castello Nuovo visconteo, sulla sommità di una colllina, è una struttura ben conservata. Segue subito Grosotto, con il settecentesco palazzo Omodei e altri edifici tipici per giungere a Mazzo in Valtellina. E’ il comune alla base del del versante valtelinese del Mortirolo che ha conosciuto un relativamente recente e notevole sviluppo industriale nel settore alimentare per la produzione di tipici salumi, bresaola soprattutto, che ha affiancato quella tradizionale agricola che continua, diversificata, soprattutto nella coltivazione delle mele. Il comune offre elementi architettonici, civili e religiosi, d’interesse.
Già nella prima parte si registra la pendenza con punta più elevata al 18%. Un brevissimo, relativo, “respiro” nel tratto che, dopo il km. n. 8, propone il monumento a Pantani, sopra un tornante, l’undicesimo per la precisione, che gira a a sinistra in località “Plaz de l’acqua” e, dopo il bivio di Grosio, scollinare per la seconda volta dopo che la pendenza ha un po’ “mollato”, come si dice in gergo. I precedenti passaggi del Giro d’Italia sul Mortirolo – versante valtellinese di Mazzo – sono stati nel 1991 Franco Chioccioli, 1994 con Marco Pantani primo al passaggio, 1996 Ivan Gotti, 1997 Wladimir Belli, 1999 ancora Ivan Gotti, 2004 Raffaele Illiano, nel 2006 Ivan Basso, assai legato alla Valtellina anche per origini della famiglia materna, 2008 lo spagnolo Antonio Colom, ancora Ivan Basso nel 2010 mentre nel 2012, salendo dall’inedito versante di Tovo Sant’Anna, primo al passaggio è stato lo svizzero Oliver Zaugg, nel 2015 l’olandese Steven Kruijwijk e nel 2017 lo spagnolo Luis Leon Sanchez.
Si scende verso Monte Padrio con un grande ripetitore televisivo e quindi Trivigno, in un’ampia conca, entrambe nel territorio comunale di Tirano, e scendere ancora verso il bivio di Santa Cristina, la salita che si lega al nome di Marco Pantani dove, nel Giro 1994, il romagnolo staccò Miguel Indurain per vincere, in solitaria, all’Aprica. Ricordi d’altri tempi. La corsa, dopo il bivio di Santa Cristina scende sempre verso SAn Pietro, nel territorio di Corteno Golgi, per trovare subito dopo il traguardo di Aprica.
E per oggi può bastare…..
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