E’ stata, letteralmente, una vittoria all’ultimo respiro quella del bravo e tosto bresciano Damiano Cima della Nippo-Vini Fantini-Faizanè. Un successo ottenuto dopo una fuga a tre, di lunga gittata – 180 km. circa - com’è sua prerogativa di leader della speciale classifica della fuga (circa 900 i km., quasi un terzo della distanza del Giro percorsi in avanti), in compagnia di Maestri, altro stakanovista della fuga, e del tedesco Denz, questi due ripresi e inghiottiti dal gruppo lanciato negli ultimi chilometri alla caccia dei tre fuggitivi a pochissime decine di metri dalla linea d’arrivo.
All’arrembante caccia della muta di cani, ovviamente in senso figurato, del gruppo sulle tre lepri o volpi che dir si voglia, un plotone che ha un po’ tergiversato per tatticismi legati probabilmente a calcoli difensivi sulla maglia ciclamino, ha risposto con freddezza e tempismo, con la testa e le gambe, Damiano Cima che ha anticipato la possente rimonta del tedescone Ackermann che ha dato sfogo alla delusione battendo platealmente i pugni sul manubrio. Si è consolato con la conquista della maglia ciclamino sfilandola a un deludente Demare che ha fallito lo sprint finale. E’ stato l’unico cambiamento di giornata nelle classifiche.
Da oggi, e soprattutto domani, la scena proposta è quella delle montagne venete e trentine, senza molte altre possibilità d’appello per il verdetto finale della corsa rosa n° 102.
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E’ ancora il Triveneto, soprattutto il Veneto, il teatro di svolgimento di questa 19a tappa che in questa parte d’Italia vive in pratica tutte le cinque tappe finali della corsa rosa 2019. E’ una frazione di media difficoltà con distanza contenuta e arrivo in salita con Il tracciato che ritorna verso nord e incrocia quello della tappa del giorno prima.
Ospita la partenza Treviso, capoluogo storico della Marca Trevigiana, nel territorio che corrisponde all’omonima provincia, è una splendida città che, ancora una volta, si presenta alla ribalta della corsa rosa con il suo peculiare e prezioso patrimonio architettonico e monumentale, le sue piacevoli atmosfere, i corsi d’acqua che la solcano, il suo stile e tenore di vita, elevati entrambi. In zona la bicicletta è l’interprete di una passione sportiva ma anche diffusissimo mezzo d’uso costante, quotidiano, in molteplici situazioni e circostanze, per ogni età. Il modo di vita contempera, in armonia, passato e presente con attenzione al futuro, con avanzate espressioni di civiltà agricola ed eno-gastronomica di pregio, poi affiancate da moderna e varia, avanzata attività industriale ripartita in molteplici settori e dimensioni.
La città, in tema d’architetture religiose, presenta in evidenza specifica il Duomo medievale, le chiese di San Francesco e San Nicolò, in stile gotico. Nella bellissima piazza dei Signori si prospettano anche il pregevole Palazzo dei Trecento, il Monte di Pietà con, all’interno, la Cappella dei Rettori, il museo civico Luigi Bailo che, unitamente a vari altri, connotano con pregevole valenza la città. Il centro di Treviso conserva la sua rimarchevole connotazione medievale con strette vie e scorci d’impatto su mura e edifici variamente decorati.
Lo scrittore Giovanni Comisso (1895-1969), con le sue opere, ha interpretato e rappresentato o spirito della sua città.
Il nome di Pinarello è il riferimento di primo piano per bicicletta e ciclismo a Treviso, esteso a livello internazionale. Giovanni Pinarello, il popolare “Nani” (Catena di Villorba 1922-2014), “maglia nera” storica nella sua carriera pedalata, ha poi saputo, con i figli, risalire tutte le posizioni nella classifica dei costruttori con un marchio di riconosciuto valore internazionale.
Treviso ha vissuto vari campionati mondiali in diverse specialità con il Giro d’Italia che qui ha proposto undici arrivi con tanti vincitori di prestigio. Inizia nel 1927 Alfredo Binda, 1928 Raffaele Di Paco, 1940 Olimpio Bizzi, 1960 Roberto Falaschi, 1963 Franco Magnani e Vittorio Adorni, 1970 Eddy Merckx, 1979 Giuseppe Martinelli, 1984 Guido Bontempi, 1999 Serguej Hontchar e nel 2004 Alessandro Petacchi. Varie sono state pure le tappe da qui partite.
Il tracciato prevede il passaggio da Villorba, comune sparso con municipio che si trova nella frazione di Lancenigo, in località Carità, con nel suo territorio molteplici ville venete e il Palaverde, palazzetto dello sport voluto dalla famiglia Benetton e dove è nato (1952) Bruno Vicino, tricolore fra i dilettanti nel 1973, succedendo a Francesco Moser, poi tre volte iridato nel mezzofondo e direttore sportivo di lungo corso. E’ nato a Villorba anche Massimo Zanetti (1948), industriale proprietario di Segafredo, noto marchio di caffè, d’attualità nel ciclismo e in vari altri sport. Percorrendo la strada verso la zona del Montello, si supera Camalò, frazione di Povegliano, dove è nato Adolfo Grosso (1927-1980 Ponte della Priula), professionista dal 1949 al 1957, con varie affermazioni in classiche in linea, un trofeo Baracchi in coppia con Fiorenzo Magni e di una tappa al Giro 1954, deceduto perché investito da un camion mentre pedalava. Poi, a Volpago del Montello, inizia la facile ascesa al GPM di 4^ cat., m. 371, della sua frazione di Santa Maria della Vittoria, nel caratteristico paesaggio del rilievo del Montello, discesa su Biadene, con la chiesa settecentesca dei Santi Lucia e Vittore dove Gian Battista Tiepolo realizzò il suo primo affresco. E’ una frazione di Montebelluna, centro di notevoli attività con il museo dello scarpone e della calzatura sportiva, vari edifici di rilievo e luogo di nascita di molti protagonisti di molteplici sport. Recentemente il ciclismo ha proposto riuscite “kermesse” in notturna mentre nel 2001 la tappa del Giro Gradisca-Montebelluna ha premiato con la vittoria l’impegno di Matteo Tosatto, un “enfant du pays”, solido e scrupoloso professionista con lunga carriera e ora direttore sportivo.
Il Ponte di Vidor, storico luogo nel comune di Vidor, consente il passaggio del Piave per raggiugere Valdobbiadene il cui nome evoca vino di rinomato pregio, apprezzato a livello internazionale, soprattutto nella pregiata e ricercata espressione qualitativa “Superiore di Cartizze”. Il piacevole abitato è posto su un colle dolcemente digradante verso la pianura con vari edifici e ville di pregio. Nel 2009 il primo arrivo di tappa del Giro ha proposto una potente volata di Alessandro Petacchi che vestì pure la maglia rosa mentre, nel 2015, la cronometro partente da Treviso ha visto il successo del bielorusso Vasili Kiryienka.
Segue il passaggio da Combai fra castagneti, frazione del comune di Miane e quindi Tovena, frazione del comune di Cison di Valmarino, uno fra i borghi più belli d’Italia con pregevoli edifici monumentali. Da qui inizia la salita, con diciotto tornanti, al Passo di San Boldo, GPM 3^ cat., quota m. 701, frequentatissimo dai cicloturisti e passare quindi nella provincia di Belluno toccando Sant’Antonio Tortal con il sito geologicamente molto interessante e spettacolare sistema di forre e gole e, più sotto, il capoluogo comunale di Trichiana, al centro della Valbelluna. Segue poi Mel, recentemente inserito nell’elenco dei borghi più belli d’Italia, con il castello di Zumelle e poi Lentiai, con la chiesa arcipretale, monumento nazionale dal 1880, Busche, località nota per la produzione lattiero-casearia di qualità, è frazione di Cesiomaggiore, comune con molte vie dedicate ai campioni del ciclismo e il Museo storico della Bicicletta dedicato a Bevilacqua, voluto dall’appassionato e compianto Sergio Sanvido.
Il tracciato interessa Feltre, la città di riferimento della zona, con la parte più antica adagiata su un colle, il Colle delle Capre, con la Via Mezzaterra che, partendo dalla centrale Piazza Maggiore, percorre la città nel nucleo storico, in salita con le abitazioni che presentano tipiche facciate affrescate. Di antica origine è la Cattedrale di San Pietro così come la basilica santuario dei Santi Vittore e Corona, entrambi monumenti nazionali e vari altri motivi di rilievo storico e architettonico che rimandano allo stile veneziano. Panfilo Castaldi (1430 circa-Venezia 1479) fu un medico e uno dei primi maestri di stampa, ossia tipografi, italiani. Si passa per Seren del Grappa, località sotto il massiccio del Monte Grappa e da qui, attraverso Fonzaso, località nota al ciclismo per essere la sede dei marchi Castelli e Sportful, arrivare a Lamon, centro conosciuto per la plurisecolare coltivazione del ricercato “fagiolo nero” e per le patate, che propone il nome di Davide Malacarne, mondiale juniores nel ciclocross nel 2005 e poi buon professionista.
Dopo la frazione di Ponte Oltra, nel territorio del comune di Sovramonte, c’è il passaggio nella regione autonoma Trentino-Alto Adige, in provincia di Trento. Da qui si prosegue, con strada che tende sempre a salire, nella valle del Primiero che lascia scorgere importanti gruppi montuosi, percorsa dal torrente Cismon, per Imer, fra boschi e prati, centro con estese piste per lo sci da fondo e quindi Fiera di Primiero. Fino al termine del 2015 era comune autonomo e ora è frazione del comune di Primiero San Martino di Castrozza di cui è la sede municipale. L’architettura richiama con una certa e piacevole evidenza quella degli antichi borghi tirolesi. Di specifico valore è la parrocchiale gotica del secolo XV che, all’interno, propone pregevoli opere lignee e affreschi mentre, nei pressi, il quattrocentesco Palazzo delle miniere rimarca il gusto austriaco. Era territorio minerario ma ora è il turismo, sia in estate, sia in inverno, la maggiore risorsa economica della zona che offre confortevoli strutture ricettive. L’artigianato di sculture e intagli di legno continua pure adesso una lunga tradizione. E’ da qui che inizia la salita finale per l’arrivo, che coincide con il GPM di 2^ cat., a quota m. 1478, di San Martino di Castrozza. I numeri, non impossibili, di questa salita indicano una lunghezza di km. 13,600, dislivello di m. 765 e una media di pendenza del 5,6%.
E’ un recente municipio dal punto di vista amministrativo ma è – giustamente – una nota, notissima località turistica di lunga tradizione, ai piedi delle Pale di San Martino, il più esteso gruppo montuoso delle Dolomiti, rappresentato nella quasi totalità da linee verticali, muraglie di roccia a perpendicolo, profonde forcelle, punte, guglie, torrioni e via discorrendo che si elevano sopra le abetaie. La cima più alta è la Vezzena, a m. 3192, nei pressi del Passo Rolle, celebre passo dolomitico raggiungibile dopo 9 km. circa percorrendo una bella strada in splendida ambientazione. Famoso è pure Cimon della Pala, a m. 3184, così come il Sass Maor (m. 2812), definito un monumento alla storia dell’alpinismo dolomitico. La corona di montagne che contorna San Martino di Castrozza, oltre a quelle già citate, comprende anche Rosetta, Cusiglio, Cime di Val di Roda, Cima della Madonna. La parte trentina è interamente compresa nel Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino. La modernità degli impianti e del sistema ricettivo, unitamente alle distanze contenute, sono altri elementi incentivi per vacanze sulla neve, in tutte le declinazioni mentre per l’estate l’ambiente si apre e favorisce le propensioni di ognuno in terreni e scenari d’unico impatto. Alle attrattive naturali il luogo ne unisce molteplici altre in vari versanti, fra i quali quello gastronomico e della varietà di manifestazioni d’intrattenimento.
Il Giro d’Italia ha aggiudicato qui gli arrivi di tappe nel 1954 con il successo dell’olandese Wout Wagtmans, nel 1982 lo spagnolo Vicente Belda mentre nel 2009 il primo a passare il traguardo fu Danilo Di Luca ma la vittoria fu poi attribuita a Stefano Garzelli, secondo arrivato, per squalifica di Di Luca.
da Tv Roadbook
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