La tappa valdostana del Giro d’Italia 2019 ha rispettato le premesse e le promesse che la sua segmentata altimetria facevano presagire assai agevolmente.
Era una frazione relativamente breve nel chilometraggio ma il suo discontinuo profilo ha chiamato a un severo impegno i pretendenti alle posizioni di prestigio della classifica generale. La roulette di Saint-Vincent, sede di partenza, ha rimescolato, anche in modo vorticoso, molti numeri durante la gara, come dettagliato da Diego Barbera e Giulia De Maio nel commento finale su tuttobiciweb.it anche con i cambiamenti intervenuti nelle classifiche dei leader delle graduatorie con maglia dedicata.
Alla fine, dopo vari rimescolamenti, il numero vincente è stato il 3 che distingue in gara l’ecuadoriano Richard Carapaz della spagnola Movistar, autore di un doppio colpo: tappa e maglia rosa, obiettivi centrati sul traguardo di Courmayeur con un’eccellente prestazione anche se in parte forse favorita dallo stretto controllo reciproco posto in atto dal duo Roglic-Nibali. La classifica generale propone i primi dieci distribuiti nello spazio di soli 5’30” con classifica concentrata, raccolta.
In prospettiva generale è da ricordare la variazione comunicata dalla direzione del Giro e già diramata sul nostro sito: la cancellazione del passo Gavia nella 16a tappa. Fatte salve le comprensibili e condivisibili ragioni di sicurezza, la cancellazione del Gavia incide notevolmente sul disegno generale della corsa rosa. La salita di Cevo, laterale della Valcamonica, è già stata percorsa nel 2003 dalla 2a tappa del Brixia Tour, la Boario Terme-Saviore dell’Adamello (comune confinante con quello di Cevo) e vittoria dello sloveno - già, altro sloveno… - Martin Deganc con 14” su Francesco Casagrande e 1’24” su Mirko Celestino. Ordine d’arrivo che fu pure la classifica finale. Era però un altro contesto, un’altra storia.
Ancora oggi comunque l’Ivrea-Como, in giorno festivo e zone densamente popolate, ricche di richiami ciclistici di valore, può essere la ribalta di un’altra giornata di spettacolo ciclistico, e non solo.
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E’ ancora il Piemonte che ospita la partenza e la prima parte di questa tappa che prospetta il traguardo a Como, in Lombardia, in questa giornata festiva con l’itinerario che interessa zone assai popolate e di viva, costante, passione ciclistica.
E’ Ivrea, in provincia di Torino, capitale storica della zona del Canavese, nobile città con significativa storia, ricordata dal poeta Carducci nell’ode “Piemonte” per le sue “rossi torri”, la “cerulea Dora” e “l’ombra di re Arduino” che tiene a battesimo la corsa. E’ entrata nel 2018 a far parte del patrimonio dell’UNESCO quale “città ideale della rivoluzione industriale del Novecento”. Il vasto complesso della città industriale ebbe il suo maggior sviluppo nel periodo dagli anni 1930 al 1960, sotto l’impulso di Adriano Olivetti (1901-Aglié 1960), figlio del fondatore della storica azienda Olivetti, Camillo (1868-Biella 1943), origine di un'articolata storia industriale, il cui ”lascito culturale”, in vari settori, è ricordato dal MAAM (museo all’aperto di architettura moderna) e dalle iniziative di Technologic@mente.
Ivrea, in piacevole, verde, paesaggio collinare e vari laghi nei dintorni, è l’Eporedia dei romani ricordata da importanti reperti archeologici, con il termine sempre attuale di “eporediesi” che ne distingue gli abitanti, presenta molteplici motivi di vario interesse attraverso i secoli. Il Duomo e il Castello, nella parte alta della città, la torre di S. Stefano e la chiesa di S. Bernardino sono fra i pregi cittadini. E’ nota, nel tradizionale Carnevale che risale al 1808, la “battaglia delle arance” che Ivrea mantiene sempre vivo con altre tradizioni. La Valloire-Ivrea, 16^ tappa del Giro d’Italia 2013, ha rappresentato l’esordio della città nella corsa rosa.
La corsa si avvia, fiancheggiando l’anfiteatro morenico delle colline della Serra, per Bollengo e Piverone, in prossimità del lago di Viverone, per un passaggio breve nella provincia di Biella, toccando Zimone, Cerrione con la riserva naturale della Bessa e Salussola, comuni che contemperano attività agricole e manifatturiere di vario tipo.
Si entra quindi nella provincia di Vercelli per Fornace Crocicchio, frazione di Carisio, Buronzo, con un castello medievale recentemente restaurato, Arborio, nome che ricorda la sua collocazione in zona di risicoltura e che distingue una nota varietà di riso, Ghislarengo, e dopo qui si trova la provincia di Novara, in continuità di panorama. Fara Novarese è il primo comune poi seguito da Momo e Oleggio, con interessanti edifici, comuni che uniscono attività agricole e viticoltura, fra pianura e piccoli rilievi, a insediamenti produttivi di vari settori.
Il Giro 2019 lascia il Piemonte, dopo una consistente permanenza, e passato il ponte sul Ticino, entra in Lombardia, provincia di Varese, per Lonate Pozzolo, zona aeroporto della Malpensa, in terra di particolare passione e varia attività ciclistica come quella che accompagna la corsa fino al traguardo di Como. Il popoloso e importante centro di Busto Arsizio, situato in una conurbazione importante per attività industriali e commerciali di lunga tradizione con i comuni vicini, nel suo nucleo centrale conserva monumenti di rilievo come S. Maria di Piazza, in stile bramantesco d’inizio ‘500. E’ luogo di nascita di vari personaggi e, fra questi, molti professionisti del pedale di varie epoche.
Un ricordo è per Wladimiro Panizza (Fagnano Olona 1945-Cassano Magnago 2002), valido professionista per vent’anni e detentore del record di partecipazione al Giro con ben diciotto edizioni. La città ha ospitato due arrivi di tappa con vittorie dello svizzero Urs Freuler nel 1985 e Mario Cipollini nel 2001. Superata Nizzolina, frazione su un rilievo del comune di Marnate, si passa, per la prima volta, nella provincia di Como toccando Bregnano, Cermenate, sede di un’importante industria alimentare prima di raggiungere Cantù. La cittadina è sinonimo di mobili d’arte dall’inizio, noti a livello internazionale già dalla prima metà del 1800 e poi incrementata da una Scuola d’Arte per l’arredamento nel 1882, lavorazione di pizzi e merletti e varie fiorenti attività. Notevoli sono gli edifici di questo centro, con specifica storia, posto in piacevole posizione collinare con la basilica di San Paolo e il suo elegante, altissimo, esile campanile al culmine e, in località Galliano, l’omonimo complesso monumentale con la basilica di San Vincenzo e il battistero di San Giovanni Battista, datato 1007, fra i primi esempi dello stile romanico. Particolare e distintiva è la passione per il basket con la titolata squadra e i suoi molti campioni che ne hanno caratterizzata la prestigiosa storia. Pure il ciclismo, con il Club Ciclistico Canturino 1902, anno di fondazione, è un valore di riferimento del territorio, soprattutto nell’ambito giovanile e abbinata a quella dell’Associazione CentoCantù, motore e volano da una ventina d’anni d’iniziative di valore anche nell’ambito professionistico per la promozione del territorio comasco con tangibile e concreto supporto organizzativo al Giro di Lombardia e tappe del Giro d’Italia. La corsa rosa ha posto qui il traguardo della penultima frazione del 2003, vinta da Giovanni Lombardi oltre a varie partenze.
Sono di Cantù i corridori Davide Ballerini (1994) e gli ex Ruggero Borghi (1970) e Luca Colombo (1969), titolato specialista della cronosquadre. Si procede verso l’alta Brianza per Alzate Brianza, con ville nobiliari, Ponte Lambro, Canzo, luogo classico di villeggiatura per i milanesi, dove è nato Filippo Turati (1857-Parigi 1932), politico, leader del socialismo, giornalista, poi Asso, capoluogo della Vallassina, in territorio equidistante fra i due rami del lago di Como.
Si scende verso il ramo lecchese trovando Onno, frazione di Oliveto Lario e rientrare, nella provincia di Como, a Bellagio. E’ una splendida località, nome noto e pure ripreso in varie parti del mondo, sempre frequentata da molti personaggi di varie epoche, al vertice del territorio del “Triangolo Lariano”, ricco anche di riferimenti e sentimenti legati al ciclismo. Il promontorio dove sorge si protende nel lago, nel punto più largo e aperto, dividendo i due rami con l’abitato caratteristico disposto nella parte più elevata, con vari archi, scalinate, pittoresche vie e lungo le sponde sorgono lussuosi alberghi e antiche ville patrizie con magnifici vastissimi parchi aperti al pubblico. Fra queste spiccano villa Serbelloni e villa Melzi d’Eril.
E lì sopra, dopo la località di Regatola, dal “lavatoio”, inizia la salita al GPM di 2^ cat., quota m. 754, del Colle del Ghisallo, passando per Civenna, in uno scenografico panorama sul sottostante lago e i circostanti monti. Il nome, la storia e la sua suggestione travalicano e innalzano a quote assai più elevate il sentimento che lega i ciclisti d’ogni tendenza alla chiesetta santuario proclamata dal 1949 “patrona universale dei ciclisti” da papa Pio XII con, a fianco, la moderna struttura del Museo del ciclismo, voluto e realizzato dal grande Fiorenzo Magni, inaugurato nel 2006. E da qui il tracciato ricalca quasi per intero, il percorso finale di vari Giri di Lombardia che sono terminati nel capoluogo lariano.
Giù in discesa per Maglio, località di Asso e risalire quindi per Sormano, sempre nel panorama del Triangolo Lariano, per il GPM di Colma di Sormano, 2^ cat., quota m. 1124, con l’osservatorio astronomico e un cippo che ricorda Vincenzo Torriani, storico “patron”, il cui nome si collega anche al famoso “Muro di Sormano”, quasi parallelo alla Colma, non inserito nel percorso per comprensibili ragioni di viabilità e opportunità collegate a una grande corsa a tappe. Si scende nella zona carsica del Pian del Tivano, passando per Zelbio, impegnativa discesa su Nesso, caratteristico borgo con il suo orrido in una profonda gola, sulla sponda interna occidentale del Lario che conduce a Como.
Segue Torno, altro piacevolissimo centro con la Villa Pliniana che ha ospitato grandi personaggi nel tempo e Villa Tanzi Taverna prima di entrare nell’ambito territoriale del capoluogo e iniziare l’ascesa a Civiglio, 3^ GPM, 3^ cat. a m. 613, quartiere di Como, nei pressi di Brunate, con impegnativa e tortuosa discesa passando nel quartiere di Garzola con il Sacrario degli sport nautici e il Santuario di Nostra Signora del Prodigio, proseguendo poi per Tavernerio, in spettacolare ambientazione. Qui il ricordo va allo sfortunato Fabio Casartelli della vicina Albese con Cassano (Como 1970-Tarbes 1995), medaglia d’oro della strada alle Olimpiadi di Barcellona 1992, scomparso in seguito a caduta sulle strade del Tour de France. Segue l’attraversamento del confinante capoluogo di Como e per indifferibili, consistenti, lavori stradali, non è possibile ripercorrere “in toto” il finale del Giro di Lombardia. Erano, in origine, previsti lo strappo di S. Fermo della Battaglia con GPM di 4^ cat., il passaggio da Monte Olimpino e da Villa Olmo, come per la classicissima di chiusura ma gli impedimenti di grossa entità dei lavori urgenti di viabilità, determinano l’arrivo subito, diretto, sul Lungolario Trento, in prossimità della centralissima piazza Cavour, il medesimo di tanti arrivi del Giro di Lombardia.
Como è la città dei due Plinio il Vecchio e di Plinio il Giovane, personaggi romani di vasta e multiforme cultura, dei “maestri comacini”, corporazioni itineranti di vari artisti, maestri di differenti settori, specializzati in edilizia, attiva fin dal VII secolo, della grande tradizione della lavorazione della seta e del movimento architettonico conosciuto come “razionalismo”. Nel suo panorama d’insieme di riconosciuta valenza internazionale sono di rilievo, fra gli edifici monumentali, il Duomo, il Broletto, di grande valore architettonico e con opere e motivi di peculiare rilievo, in piazza Duomo, la basilica di San Fedele nella centrale piazza omonima con architetture medievali, quella di S. Abbondio, un capolavoro romanico-lombardo, San Carpoforo, e, per tempi recenti, la razionalista Casa dei Terragni. Altri luoghi di varia storia sono la Torre del Baradello voluta dal Barbarossa che sovrasta la città e regala un’estesissima vista di grande effetto, così come Brunate con la sua spettacolare funicolare, il Tempio Voltiano che ospita un museo scientifico e ricorda Alessandro Volta (1745-1827), chimico e fisico, al quale si deve la realizzazione della prima pila e la scoperta del gas metano, ritenuto il più illustre fra i nativi della città, villa Geno e molto altro ancora con teatri, pinacoteche e musei.
Il ciclismo ricorda il notevole passato della blasonata U.C. Comense 1887, anno della sua fondazione, la pista in cemento che era situato allo stadio Sinigaglia dedicato al grande canottiere Giuseppe Sinigaglia (1884-1916 S. Vito al Torre) che la Canottieri Lario ricorda ancora e, sempre in campo sportivo, la polisportiva e storica Ginnastica Comense 1872, oltre ad altre realtà. Era nato qui nel 1943 Gigi Meroni, estroso e sfortunato calciatore, morto in seguito a incidente stradale nel 1967, simbolo dei granata del Torino.
Sono terminate a Como varie tappe del Giro con vittorie di Marco Cimatti nel 1937, 1952 Alfredo Pasotti in linea e, all’indomani Fausto Coppi nella cronometro individuale partente da Erba, 1957 Alessandro Fantini nella Varese-Como in linea mentre nella medesima giornata il belga Rik Van Steenbergen vince la breve gara in circuito, nel 1987 è la volata vincente di Paolo Rosola a chiudere la serie che, con notevole intervallo, si riapre nel 2019.
da Tv Roadbook
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