Lo chiamano il nuovo Merckx, ma lui si presenta come «un semplice ragazzo belga, che sta facendo quello che vuole». Vale a dire: pedalare in sella alla sua bici. Gli crederemmo anche guardando quella sua faccia da bambino, se non fosse per la fama che lo precede. Remco Evenepoel è l'astro nascente del ciclismo mondiale. Ex calciatore, corre in bicicletta da soli due anni ed è già sbarcato nella massima categoria. L’anno scorso tra gli juniores ha vinto, anzi sarebbe meglio dire stravinto, il Campionato Europeo e Mondiale sia a cronometro che in linea, e a 18 anni ha firmato il suo primo contratto da professionista. Lo abbiamo incontrato a Calpe, in occasione della presentazione della Deceuninck – Quick-Step, e tra pochi giorni lo vedremo debuttare tra i big alla Vuelta a San Juan, in Argentina.
Sentirsi definire il nuovo Merckx non può lasciare indifferenti. «Sì, ma io non sono il nuovo Merckx. Non ho vinto un titolo mondiale tra i professionisti nè il Tour de France. Sono lontano dall'essere il nuovo Merckx, semmai potete scrivere che sono il nuovo Remco Evenepoel. Un ragazzo che si affaccia ora al professionismo e tra i grandi ha ancora tutto da dimostrare. Non penso né mi preoccupo di ciò che le persone si aspettano da me. Devo solamente concentrarmi sul mio percorso di crescita. Sono lontanissimo dalla perfezione. I campioni sono quelli come Eddy, Contador e gli altri che hanno vinto tanto nella massima categoria».
Ti hanno cercato Hagens Berman-Axeon, Sky e Mitchelton-Scott, ma alla fine l'ha spuntata il wolfpack. «Questa squadra è una grande famiglia. Lo scorso inverno avevo già fatto uno stage con loro a Calpe e mi avevano subito fatto sentire parte del gruppo. Dopo i campionati europei dell'anno scorso ho avuto contatti con tante persone che ne sanno di ciclismo come Patrick (Lefevere, ndr) e alcuni corridori che mi hanno consigliato di fare il grande salto perchè secondo loro ero pronto, nonostante la giovane età. Li ho ascoltati e non ho esitato. Chi mi ha detto il contrario, è stata una minoranza e penso fosse per gelosia. Questa squadra oltre ad essere da anni la più forte al mondo, sa come far crescere un giovane come me. Ho fiducia nel programma a lungo termine che abbiamo stilato».
Che effetto ti ha fatto ritrovarti in ritiro al fianco del tuo idolo Gilbert? «È stato pazzesco perchè in fondo io sono... un bambino. Pedalare accanto a Philippe mi sta insegnando tantissimo, sto imparando da tutti i miei compagni, ognuno ha la sua storia ed è arrivato al top in modi così diversi. Mi piace ascoltarli e mi motiva sentire anche chi ha davvero dovuto faticare per arrivare dove siamo ora. Io grazie al mio talento ci ho messo poco a raggiungere il professionismo, ma ho tutto ancora da dimostrare nella massima categoria. Spero la buona sorte mi accompagni, di non cadere, di non incappare in infortuni e continuare a divertirmi».
Cosa rappresenta per te la bici? «Ora è il mio lavoro, ma allo stesso tempo era ed è un divertimento. Mi ritengo davvero fortunato di poter crescere al fianco di atleti affermati che anche dopo tanti anni non si lamentano e si godono il privilegio di svolgere questo mestiere. Non sono nervoso ma curioso di scoprire com’è pedalare tra i migliori corridori al mondo. I compagni mi hanno detto che sono già a un buon livello di condizione, mi fido della loro esperienza».
Non hai neanche un po' di paura? «No, sono super motivato e ottimista. Non vedo l'ora di correre la mia prima gara da professionista in Argentina e a seguire l’UAE Tour, che presenta una bella tappa con arrivo in salita. All’inizio farò fatica, ma questo non mi spaventa».
Come pensi verrai accolto in gruppo? «Sono davvero curioso, non so cosa pensino di me gli altri corridori. In squadra ho fatto una buona impressione, hanno capito che sono un bravo ragazzo, che ho voglia di imparare, divertirmi, scherzare. Ho sempre il sorriso sulle labbra. Ho già ricevuto messaggi da ragazzi belgi che militano in altri team che mi facevano i complimenti per l'ingaggio. Penso siano contenti di avermi in gruppo».
foto ©Deceuninck – Quick-Step Cycling Team/ Sigfrid Eggers