Con il ritiro di Damiano Cunego, il più “vecchio” in squadra è rimasto Ivan Santaromita. Il 34enne varesino è uno dei corridori di punta della Nippo Fantini Faizanè e, grazie alla sua esperienza, una garanzia di affidabilità per la formazione italo-nipponica che punta molto alla crescita di giovani atleti. Coccolando i suoi gatti, Zeus e Speranza, ci confida che per il 2019 vorrebbe dare qualche zampata in più.
«Sono pronto per la mia 14a stagione tra i pro’. Ho finito il 2018 con la Japan Cup. Alla prima uscita dopo le ferie, una quindicina di giorni fa, ho scelto la compagnia sbagliata. Sono uscito con lo Squalo e mi ha subito tirato il collo (ride riferendosi a Vincenzo Nibali, ndr). Mia moglie lavora come maestra d’asilo, abbiamo un po' di problemi a far combaciare le ferie, ma siamo riusciti a prenderci qualche giorno da trascorrere insieme a fine ottobre. Siamo stati a Stadolina, sotto Ponte di Legno, dove i miei suoceri hanno una casa e ci siamo concessi una giornata di totale relax alle terme di Bormio. Per il resto ci stiamo godendo la casa nuova che abbiamo costruito a Clivio, il mio paese d’origine. Ci abitiamo da settembre, insieme a questi due gatti giganti» racconta mostrandoci i suoi animali domestici.
La sua ambizione per l’anno nuovo è tornare ad alzare le braccia al cielo. «Mi piacerebbe concretizzare un po' di più. Dal Campionato Italiano a fine stagione sono stato sempre con i primi, ma mi è mancato quel qualcosina in più per centrare un bel risultato. Alla Tirreno-Adriatico sono andato bene. Il livello è altissimo e nel ciclismo di oggi conta il dettaglio, ma ho dimostrato di poter stare con i primi. Sinceramente spero di riuscire a dare qualche zampata in più. Il massimo sarebbe disputare il Giro d’Italia e vincere nel corso delle tre settimane rosa. Oltre ai risultati, mi interessa trasmettere la mia esperienza ai giovani compagni di squadra. Ne abbiamo di bravi, che che ti ascoltano. Ho legato in particolare con Nicola Bagioli, sono contento del salto di qualità che ha fatto quest'anno, sento che un po’ di merito è anche mio. I ragazzi giapponesi hanno molta disciplina, sono abituati a rigare dritti e hanno tanta voglia di imparare. Nonostante le difficoltà di lingua, anche loro cerco di di consigliarli per il meglio».