Lo scontro tra il presidente del Coni Giovanni Malagò e il sottosegretario allo Sport Giancarlo Giorgetti sulla Riforma dello Sport ha raggiunto nelle ultime ore toni molto forti. Ieri al Consiglio del Coni era presente anche il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco, questo il suo pensiero sul caso..
Di Rocco, che cosa pensa del richiamo di Malagò al fascismo?
«Ci sta, ha voluto forzare un po’ la mano come a dire “o con me o contro di me” perché sente che è un momento molto delicato per lo sport italiano».
È davvero così?
«Per le Federazioni cambia poco, devono comunque dipendere da un ente superiore, che sia Coni Servizi o Sport e Salute, per avere i fondi necessari».
Malagò sembra farne una questione personale: teme una manovra ad personam?
«Magari Malagò dà fastidio a qualcuno e gli si vuole togliere parte dell’autonomia».
Ma il Coni ha davvero un grande potere discrezionale nella gestione dei soldi destinati dal governo allo sport?
«La ripartizione dei fondi è piuttosto precisa e rigorosa, però una piccola quota di finanziamenti viene investita a discrezione del Coni».
È su questi soldi che il governo vuole vederci più chiaro?
«I membri della Coni Servizi sono nominati dal Coni, quelli del nuovo ente Sport e Salute sarebbero invece scelti dal governo: una bella differenza».
Il governo dubita sulla trasparenza del Coni, che però se passerà il cambiamento potrebbe temere l’ingerenza non solo economica da parte della politica. È così?
«Più trasparenza c’è e meglio è. Comunque credo che ci siano ancora margini per una trattativa Coni-governo».
E come andrà a finire?
«Ho stima in Giorgetti e credo che qualche idea ce l’abbia per convincere Malagò».
In che modo?
«Non so, ma Malagò si augura almeno che il cambiamento avvenga solo a fine 2020, dopo le Olimpiadi di Tokyo, e non all’inizio di quell’anno, rischiando di destabilizzare il Coni alla vigilia dei Giochi».
A Malagò basterebbe? O sarebbe una vittoria di Pirro?
«Se non riuscirà a ottenere di più, Malagò potrebbe almeno arrivare alle prossime Olimpiadi senza stravolgimenti nel Coni e sarebbe già qualcosa».
Poi potrebbe decidere di uscire di scena a testa alta, senza quindi ricandidarsi per la presidenza del Coni.
da La Stampa